Madeinfavela – Fashion for Change


Madeinfavela – Fashion for Change

Madeinfavela - Fashion for Change
Madeinfavela - Fashion for Change
25 anni di Para Ti ONG
Una delle borse realizzate con materiali di riciclo

Un evento di presentazione di borse e accessori di alta moda realizzati da artigiani brasiliani con materiali di riciclo.

MAURO VILLONE
TORINO
Madeinfavela nasce da un’idea di Lidia Urani. L’idea consiste nel raggruppare sotto un unico marchio le sterminate produzioni di artigianato brasiliano che Lidia ha incontrato in moltissimi anni di residenza sul posto e, soprattutto, di ricerca nei settori del design di moda e arredamento. Sì perché le produzioni di cui stiamo parlando non sono solo artigianali, ma anche di design raffinato e di alta moda, tanto da meritare recensioni su Vogue e altre autorevoli testate. Ma non solo, si tratta anche di oggetti e accessori di moda prodotti con materiali di riciclo della più svariata provenienza. Lidia Urani, con la sua ONG Para Ti a Rio de Janeiro e con l’appoggio e la sponsorizzazione di Stamperia di Aziza Karrara (www.stamperia.com) sta approfondendo il lavoro di ricerca culturale nel settore.

Madeinfavela però non ha affatto finalità solo commerciali, si tratta in primo luogo di valorizzare lavori di qualità di artigiani che spesso fanno fatica a trovare mercati al di fuori del Brasile, di comunicare nuove idee in Italia, specie riguardo l’utilizzo di materiali di scarto e, soprattutto, di raccogliere fondi per la ONG Para Ti di Lidia a Rio de Janeiro www.parati.inf.br. Il sito è in fase di ristrutturazione, come del resto molte cose all’interno dell’associazione e dei suoi spazi, e presto sarà www.parationg.org.  Questo è l’obbiettivo principale. Si tratta di raccolta fondi destinata a sostenere un progetto che ha 25 anni e si occupa del sostegno a bambini e ragazzi e delle loro famiglie di favelas di Rio de Janeiro. In questo senso è importante sempre trovare a propria volta sostenitori per le operazioni di comunicazione e di fund-raising. In questo caso chi ci ha sostenuto è l’amica Titti Balma che organizza eventi in Torino e dirige il punto vendita Antonioli (www.antonioli.eu), sempre di Torino, in piazza Carlina, uno dei più rappresentativi negozi di abbigliamento d’avanguardia e che seleziona stilisti del lusso. Ann Demeulemeester, Rick Owens, Balmain Dries Van Noten, Lanvin, Gareth Pugh, Maison Martin Margiela, Haider Ackermann, Damir Doma, Rad Hourani, Neil Barrett Alexander Wang, Thom Browne, Givenchy, Kris Van Assche, sono alcuni dei brand presenti nelle boutique, anche a Milano e Lugano.

Il sostegno è arrivato anche dagli amici Francesca Seccia e Matteo Casalegno ideatori e realizzatori di L’Eglise concept-store (www.leglise.it). Potrei dire uno dei più bei concept-store di Torino, ma devo dire in tutta franchezza che personalmente lo trovo uno dei più belli che abbia mai visto. Soprattutto è fortemente creativo sul piano architettonico, del design e dell’utilizzo dei materiali. Non ultimo l’utilizzo di vecchie strutture, sapientemente riciclate. L’insieme è un ambiente di grande effetto, ricercato, ma al tempo stesso accogliente.

Titti, Francesca e Matteo hanno dimostrato grande sensibilità nel rendersi disponibili ad aiutarci nella realizzazione di questo evento che, oltre ad avere finalità di raccolta fondi, servirà a comunicare l’abilità brasiliana nel riciclo di materiali e a proporre viaggi responsabili ad elevato contenuto culturale in Brasile. Antonioli inoltre presenterà alcuni capi della Fall/Winter 2012-13 di Rick Owens. Proiezioni di fotografie e video musicali completeranno l’evento. Dj set by BB. I graditi visitatori di Madeinfavela – Fashion for Change saranno accolti mercoledì 6 giugno, dalle 17 alle 22 a L’Eglise Concept-store, in via Lagrange, 13 a Torino.

L’evento è anche su Facebook: Madeinfavela – Fashion for Change.

Franco Urani, il manager angelo delle favelas


Franco Urani, il manager angelo
delle favelas



Franco Urani e Maria Giuliana nel villaggio di Villa Canoas gestito dall'associazione Para Ti







Ha dedicato la vita ai bambini di Rio

LUCIANO BORGHESAN
TORINO
Se senti Fiat pensi alle auto, e invece in Brasile, nel 1964, l’azienda di Torino avviò la produzione di trattori. Diede l’incarico a un dirigente 34enne. Comincia così la storia di Franco Urani divenuto «trasformatore» di favelas in quartieri, una vita che non si conclude con la sua morte avvenuta sabato scorso, a 79 anni, qui, nella sua città. La moglie Maria Giuliana, i figli Andrea e Lidia proseguiranno le attività di «Para Ti» a Rio de Janeiro in favore di migliaia di famiglie indigenti. Continueranno ad aiutare i bimbi (350 tutelati l’anno) a studiare, a imparare un mestiere per non combattere la fame ogni giorno. Oggi tra loro ci sono universitari e laureati.



«Ci siamo conosciuti alla Fiat, io, nata a Torino, di origine veneta di Conegliano, lui torinese doc. Vivevamo sereni sotto la Mole. Quando Franco mi disse che lo spedivano in Brasile mi disperai», racconta Maria Giuliana davanti ai nipoti Davide, Tomas, Pedro e Francisco. 


E’ l’ora del funerale, la chiesa di San Lorenzo stracolma di amici che hanno contribuito a sostenere la «mission Urani» in Brasile. 
«Sei stato un guerriero di pace..», Mauro Villone, fotoreporter e operatore culturale, non trattiene le lacrime, durante l’orazione funebre, ripercorrendo il ventennale cammino di Franco per portare salute, scuola e lavoro tra la gente di Vila Canoas, a dieci chilometri da Ipanema, la più rinomata spiaggia turistica di Rio.

L’abbraccio dei benefattori è caldo. Fuori fa freddo e la pioggia è incessante. Più tardi il silenzio. La casa in riva al Po parla di lui, tra foto e progetti, sul tavolo c’è la bozza dell’autobiografia cui ha lavorato fino all’ultimo giorno. Il racconto di Maria Giuliana è interrotto dalle telefonate che trasmettono il dolore di una comunità unita dall’amore per il prossimo. 

«Non parlate di me, era lui l’anima», chiede Maria Giuliana. «Mamma! Non dire così, senza di te, papà come avrebbe fatto?», interviene Lidia mostrando le foto con i genitori attorniati dai volti sorridenti dei «menino» di Rio.
Lo sviluppo della Fiat nel mondo ha favorito anche l’esportazione di modelli di civiltà e amicizia come quello di «Para Ti». Ma ci vuole gente col «cuore Urani» per farli diventare realtà. Franco lasciò la Fiat nel 1979, lo fece un po’ deluso dalle scelte per il futuro. Lui, in sei anni, era riuscito a realizzare la fabbrica per i trattori e, nel 1973, aveva firmato l’accordo con lo stato del Minas Gerais per lo stabilimento auto di Belo Horizonte. Questo complesso di attività è ancora il più importante investimento Fiat all’estero: 800 mila auto nel 2008.

Da buon laureato in Agraria, continuò a seminare. Aveva conosciuto le difficoltà del profondo Brazil, e così coltivò creature da far diventare uomini sani e liberi. Dai contatti con Giovanni Agnelli, Cesare Romiti, Carlo De Benedetti, a quelli con i Pedro, i Ramon. «La casa che avevamo acquistato a San Conrado - ricordano - aveva a fianco terreni liberi che furono occupati da duemila persone che costruirono baracche di legno e lamiera, pericolanti, senza igiene». Invece di alzare muri, Franco e Maria Giuliana coinvolsero amici e autorità per dar vita a scuole di cucito, per bambini, la mensa gratis.

Con aiuti governativi, trasformò le favelas in «barrio», quartieri popolari. Trovò a Torino l’onlus «Come Noi» (offerte sul c/c 29696101) che finanziò il progetto per 1,3 milioni di dollari in convenzione con il Comune di Rio per costruire un asilo per 180 bambini, un centro di assistenza, un presidio di salute, un centro di informatica. Infine, Urani si attivò per favorire l'acquisto delle case a chi le abitava. Nel 2007 il Comune di Rio ha conferito all'unanimità la cittadinanza onoraria a Franco Urani. E quest’anno l'iniziativa di Vila Canoas è diventato il Progetto Pilota di riabilitazione di tutte le favelas della città.